Sono 15 richieste di rinvio a giudizio formulate dalla Procura di Roma per lo scandalo tangenti al MIUR.
E’ l’imprenditore Federico Bianchi di Castelbianco il perno su cui gira la vicenda delle tangenti al MIUR. A essere corrotta, secondo la tesi dell’accusa, è la capo dipartimento delle risorse umane del MIUR, Giovanna Boda.
Le indagini sono state espletate dal Nucleo di Polizia Valutaria della Finanza, che ha depositato la richiesta di rinvio a giudizio per 15 soggetti.
Dai documenti risulterebbe che il compagno di Valentina Franco, segretaria di Boda, metta a disposizione le sue società per fatturare i soldi elargiti dall’imprenditore. dalle intercettazioni risulta che Boda, gli stessi soldi li usa per fare regali al Ministro. Vestiti, soggiorni vacanza e centri benessere.
Boda lasciava a Bianchi di Castelbianco anche la stesura dei bandi, secondo l’accusa. La stessa capodipartimento, apprezzata da tutti per il suo lavoro, era in grado di distribuire nelle società di Bianchi di Castelbianco assunzioni in quota a politici. Gia venti sono quelle accertate dalla GDF. Ne avrebbero tratto beneficio un nipote di Giovanni Falcone, il fratello della moglie di Cafiero de Raho, un membro della segreteria tecnica della Ministra Valeria Fedeli e due ex collaboratori di Maria Elena Boschi.